Esiste la passione per l'informatica. Non per il gioco del momento, per l'ultimo Mac, per chi ha più megahertz o più giga di ram. Non per l'ultimo disco che esce prima sui circuiti p2p, per la pornografia a buon mercato, per la messaggistica istantanea o per gli altri svaghi da sfruttare nelle lunghe e improduttive ore in ufficio.
Parlo invece della passione per quello che c'è dietro tutto questo e di più. Dell'interesse profondo per i meccanismi dell'interazione uomo-macchina, per come funzionano le cose dentro quelle che per molti sono solo misteriose scatole nere. Un interesse genuino nell'esplorare le possibilità del mezzo informatico per amore di conoscenza, subendone l'inspiegabile fascino.
Questa passione ha un prezzo altissimo. Più essa è marcata, più crea un vuoto intorno al soggetto: un vuoto a livello sociale che, invece di essere colmato in qualche modo, spinge a coltivare ancor di più questa passione. La maggior parte delle interazioni sociali di successo sono quelle con persone che coltivano la stessa passione; in ogni altro caso il rischio di imbarazzo o semplicemente di insoddisfazione (spesso reciproca) è sempre molto alto. In pratica si diventa nerd.
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